La
Cisl-Fp si appresta ad aprire un contenzioso giudiziario per
contestare i tempi di erogazione del Trattamento di fine rapporto,
giudicati penalizzanti per i dipendenti pubblici. Con una serie di
cause pilota il sindacato punta ad ottenere l’equiparazione dei
tempi di pagamento del Tfr tra pubblico e privato. L’obiettivo
della federazione dei lavoratori pubblici cislina è quello di
sollevare il giudizio di legittimità costituzionale sulle norme
vigenti. In base alle ragioni della cessazione del rapporto di
lavoro, sono previsti diversi tempi di attesa per l'erogazione del
trattamento: si va da un minimo di 105 giorni, in caso di decesso o
inabilità del lavoratore, ad un massimo di oltre 2 anni per casi
come la pensione anticipata. Mediamente più rapido, invece, il
pagamento del Tfr nel settore privato: nel Terziario deve essere
erogato entro 30 giorni, nel commercio i tempi si allungano di 15,
portando il pagamento entro 45 giorni, solo per citare due esempi.
Il
diverso trattamento introdotto dal governo Monti
A
differenza del settore privato che ha il solo Tfr, i dipendenti del
pubblico impiego assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre
2000 accedono al Trattamento di fine servizio (Tfs) , mentre il
personale assunto a tempo indeterminato o determinato successivamente
a tale data ha il Tfr.
«Le
disparità nascono a seguito del decreto ‘Salva Italia'” - spiega
il leader della Cisl Fp, Maurizio Petriccioli -. Abbiamo subìto
misure che avrebbero dovuto essere solo temporanee, e più volte
abbiamo portato all'attenzione dei decisori pubblici, la necessità
di rimettere mano ad una normativa che crea una disparità
ingiustificata: sono soldi che i lavoratori accantonano durante la
propria vita lavorativa. È una parte della retribuzione, non è
comprensibile né giustificabile che, con l'emergenza economica alle
nostre spalle, non si possa tornare ad avere queste risorse nei tempi
precedentemente stabiliti» .
Platea
di mezzo milione interessata nei prossimi 4 anni
Su
una platea di 3,2 milioni di lavoratori pubblici - la metà impiegata
nel settore scolastico e nel sistema sanitario nazionale-, tenuto
conto dell'aumento dell'età media (in alcuni enti ha superato i 57
anni), con oltre il 50% del totale degli operatori che ha più di 50
anni, si stima che nei prossimi 4 anni ne andranno in pensione circa
mezzo milione. La cifra è pari ad un milione di lavoratori,
considerando l’arco temporale di un decennio.
Si
punta ad un intervento della Consulta
La
Cisl-Fp intende, dunque, sollevare davanti la Consulta, la questione
di legittimità costituzionale delle disposizioni che «violano
apertamente il principio di eguaglianza dell'art. 2 e l'art. 36 della
Costituzione in forza del quale, allontanando nel tempo la
liquidazione della somma, la stessa perde progressivamente la
proporzione alla quantità e alla qualità del lavoro prestato», in
«ragione diretta del tempo trascorso e della conseguente erosione
del potere di acquisto della moneta».
Petriccioli:
presto raccolta di firme sul web
Per
sensibilizzare la politica su questi temi, Petriccioli annuncia il
lancio sul web di «una raccolta firme, aperta a tutti, da consegnare
ai capigruppo dei partiti di Camera e Senato, ai segretari e ai
responsabili del settore ‘lavoro pubblico' di partiti e movimenti
politici».
di Giorgio Pogliotti “ILSOLE24ORE.COM” 04 febbraio 2018
di Giorgio Pogliotti “ILSOLE24ORE.COM” 04 febbraio 2018